Benvenuti nel fantastico mondo delle piante dove avvengono inganni, tradimenti e spacciano droghe.. Questa è la vita spericolata delle piante, insospettabili ingannatrici e spietate manipolatrici degli ingenui animali (uomo compreso)
Le piante sono in genere ancorate al terreno e questo comporta indubbiamente delle controindicazioni, tra i quali il principale è l’essere vittime di predazione.
L’essere sessili, oltre ad aver portato alle piante innumerevoli vantaggi, ha anche determinato un certo numero di problemi che, nelle centinaia di milioni di anni della loro evoluzione, le piante hanno comunque imparato a risolvere.
Sono diverse le criticità che una pianta si trova a dover affrontare se vuole evitare di soccombere; la sua propagazione e riproduzione, la sua sopravvivenza sono elementi decisivi per la fortuna o meno di una specie.
La pianta e la sua riproduzione
In tutti gli organismi viventi la riproduzione riveste un ruolo cruciale nell'esistenza di una specie; una riproduzione inefficiente è indizio di scomparsa sicura. Le piante devono superare alcune problematiche relative alla loro condizione di mobilità nulla, come il trasportare il proprio polline su piante lontane, come diffondere i propri semi; un altro elemento decisivo per non estinguersi è difendersi dei predatori animali nonostante l'impossibilità di scappare.
Trasferimento del polline
La cosa più semplice, per distribuire tanto polline in giro, è affidarsi ai vettori fisici come il vento o, più raramente, come nel caso di alcune specie acquatiche, l' acqua.
La quantità per compensare l'inefficienza
Affidarsi a vettori robusti come il vento ha la contro-indicazione di essere molto poco efficiente; questo pone l'obbligo per la pianta di dover produrre enormi quantità di polline e sperare che qualche granello, caschi su un altro fiore pronto adatto. Troppe variabili causali in gioco, e per questo le piante anemofile (ovvero le specie che si affidano al vento) spendono moltissimo per produrre delle autentiche nuvole di polline che per questo motivo sono anche causa di molte delle nostre allergie.
Fra le specie anemofile ci sono ad esempio olivo o il cipresso, due specie che generano enormi quantità di polline.
L’olivo, assieme alla parietaria (un’erbetta che cresce sui muri in città, da cui il nome) è la prima fonte allergenica nell’area mediterranea, proprio a causa delle grandi quantità di granuli pollinici che durante la fioritura di queste specie si trovano nell’aria.
Dopo il vento molte altre piante si affidano, più efficientemente a vettori specifici animali. Spesso si pensa che i vettori animali siano esclusivamente insetti, mentre le piante nella loro storia hanno imparato a utilizzare per questi scopi oltre agli insetti, anche rettili, uccelli e mammiferi; da questa interazione tra piante e animali derivano dei fenomeni che, come vedremo, hanno dell'incredibile.
Le piante maestre di chimica
Le recenti scoperte rasentano l'incredibile, in quanto si è dimostrato che le piante "convincono" gli animali ad attuare comportamenti che favoriscono la vita delle piante, attuando alla grande il motto macchiavellico "Il fine giustifica i mezzi"; per ottenere questo le piante utilizzano moltissimo la chimica: comunicano grazie a molecole chimiche, combattono usando armi chimiche e sempre grazie alla loro maestria chimica, manipolano gli animali.
Un recente studio pubblicato su “Current Biology” ha svelato per esempio che le piante di Ceropegia andersonii, riproducono alla perfezione le molecole dei feromoni prodotti dalle api in pericolo mortale, allo scopo di attirare alcune specie di mosche carnivore che arrivano sulla pianta nella speranza di trovare delle api di cui nutrirsi; di api non c'è ne traccia, ma intanto hanno trovato fiori che le utilizzano per disperdere il proprio polline...
Altro esempio piuttosto eclatante di "manipolazione chimica" quello messo in atto da un’orchidea spontanea dei boschi italiani, la Ophyris apifera, che oltre a produrre i feromoni dalle femmini di alcuni particolari imenotteri è in grado anche di riprodurre alla perfezione anche forme, superficie e colori della femmina dell’insetto. L’inganno è così perfetto che dove queste orchidee fioriscono, i maschi dell’imenottero addirittura preferiscono accoppiarsi con le orchidee piuttosto che con le femmine della stessa specie; queste piante, in sostanza, vengono impollinate soltanto tramite l’imbroglio senza che gli insetti ingannati ne abbiano nulla in cambio.
Questi due casi eclatanti sono solo la punta di un iceberg di manipolazione messo in atto con grande maestria dalle piante per fini che vanno dalla riproduzione alla difesa; anche per difendersi dai predatori le piante mettono in atto comportamenti incredibili che dimostrano la natura di manipolatrici chimiche e la loro grandissima abilità nell’ingannare, legare a sé e controllare i comportamenti degli animali.
Prendiamo il caso della mirmecofilia (termine greco che significa non a caso “amore per le formiche”), ovvero la speciale relazione che lega le formiche a molte specie vegetali.
A prima vista sembrerebbe un classico esempio di quella che in biologia viene chiamata “simbiosi mutualistica”, ovvero una relazione che produce vantaggi per ambedue gli organismi coinvolti; nel caso della mirmecofìlia, le piante producono nettari (sostanze zuccherine molto energetiche) estremamente graditi alle formiche e forniscono riparo, in cambio di una difesa attiva contro ogni predatore erbivoro che si avvicini alla pianta. In pratica, una vera e propria forma di collaborazione; le formiche, a fronte di un pagamento sotto forma di vitto e alloggio, si impegnano a difendere le piante dai predatori; a prima vista un sano e onesto accordo fra due organismi che ne traggono reciproco vantaggio; ma non è così...
Le piante "pusher" di droga
Grazie ad alcuni esperimenti si è scoperto che se alcune di queste formiche vengono rimosse dall’albero sul quale vivono e trasferite in un ambiente realizzato perché le formiche abbiano tutto quello di cui possono aver bisogno (una sorta
di paradiso della formica), ci si accorge sorprendentemente che le formiche, anzichè essere felici come ci si aspetterebbe, iniziano invece a manifestare comportamenti apatici, svogliati; le formiche non mangiano e talvolta si lasciano addirittura morire.
Per molto tempo questi comportamenti hanno meravigliato moltissimo i ricercatori.
Cosa sta succedendo? L'atteggiamento delle formiche ricordava molto da vicino quello di organismi alle prese con crisi di astinenza, ma in questo caso astinenza da cosa?
Le piante manipolano gli animali
E' necessario soffermarci un attimo sul fatto che praticamente qualunque droga utilizzata dagli animali (uomini compresi) è originariamente prodotta dalle piante, dalle più leggere come caffeina o nicotina, a quelle più pesanti come i cannabinoidi e gli oppiacei; le piante producono un numero davvero impressionante di molecole psicoattive che hanno effetti sul cervello degli animali, inducendoli in uno stato di dipendenza, interagendo con un’area del cervello coinvolta nel piacere e nel senso di ricompensa, la cui attivazione induce a ripetere l’azione.
Diverse ricerche paiono confermare l'attività manipolatrice delle piante, che utilizzano questi composti neuro-attivi con il preciso scopo di manipolare il comportamento degh animali.
Nel caso specifico delle formiche, le piante aggiungono ai nettari (extraflorali) delle vere e proprie droghe, che non soltanto creano dipendenza nella formica, ma ne indirizzano il comportamento presente e futuro.
Così le formiche che si comportano bene, difendendo cioè la pianta dagli erbivori, vengono compensate con quantità adeguate di sostanze neuro-attive nel nettare, mentre le formiche pigre e poco disposte a lavorare per la pianta, vengono punite con la diminuzione delle molecole attive nel nettare.
Una strategia da "pusher" che sembra avere molto successo.
I fiori di agrumi o di caffè, ad esempio, arricchiscono il proprio nettare di caffeina quando l’impollinatore che li sta visitando è molto attivo, inducendolo a ricordarsi di quel fiore e di ritornare a visitarne altri, mentre se l’insetto non
fa "il suo dovere", ecco che la quantità di caffeina sparisce completamente, affinché l’impollinatore non torni più a far visita. Un comportamento talmente raffinato da indurci a sospettare che le capacità delle piante nell’uso della chimica siano ancora molto sconosciute.
L'uomo? La vittima ideale...
Considerata l'abilità manipolatrice delle piante nei confronti degli animali, una considerazione va fatta sul fatto che l'uomo risulta di gran lunga il vettore più efficiente e quindi come tale degno delle "attenzioni" delle piante; forse la prossima volta che berremo un caffè, ci accenderemo una sigaretta o semplicemente mangeremo un frutto, sarebbe il caso di pensarci....
Riferimenti:
Stefano Mancuso - Botanica Viaggio nell'universo vegetale