Tutti sappiamo che esiste una differenza sostanziale tra le piante e gli animali, ovvero il movimento! In realtà, a ben guardare, non c'è niente di più falso...
Diciamo la verità; pensando alle piante ci immaginiamo alberi immobili e maestosi, mentre se pensiamo agli animali, il concetto di movimento è intrinseco già a partire dal nome; eppure basta un poco di attenzione per convincerci che è tutto relativo e che durante lo sviluppo una pianta si muove, eccome se si muove!
Il movimento delle piante è diverso da quello degli animali e non si esplica con un movimento immediato, rapido, ma un movimento estremamente diluito nel tempo, con tempi che hanno come unità di misura i mesi, o meglio ancora gli anni, e con parti che non sempre sono visibili.
La crescita dei rami
E' il "movimento" più appariscente delle piante che consente alle piante ancorate in un punto del terreno, di raggiungere altezze e di spostarsi di metri dal tronco principale; certo non un vero e proprio movimento, ma un meccanismo che consente alla pianta di svilupparsi in altezza alla ricerca delle migliori condizioni di luce. I rami sono in grado di far raggiungere alla piante posizioni distanti anche parecchie decine di metri rispetto al tronco e questo prodigio è evidente soprattutto negli alberi ad alto fusto e nelle piante rampicanti è alla base del processo di colonizzazione che può avere effetti sia nefasti che addirittura estetici (si pensi ai glicini o all'edera che tanto caratterizzano alcuni edifici).
Il "movimento" delle radici
Tradizionalmente, quando si pensa alle piante e alla loro maestosità, pensiamo inevitabilmente alla loro parte aerea, ai rami e a tutto ciò che è visibile al di fuori del terreno, ma la cosa veremente sorprendente avviene sotto terra, grazie alle radici.
Sottoterra, le radici rappresentano almeno la metà della massa dell’intera pianta, ma in alcuni casi arrivano anche all’80% del peso della pianta. Nei paesi anglosassoni, fra i pochi (pochissimi) scienziati che studiano le radici, è invalso l’uso di chiamarla the hidden part, la parte nascosta.
Questa parte invisibile della pianta ha il compito essenziale di assorbire i nutrienti e l’acqua, che insieme all’anidride carbonica prelevata dall’aria rappresentano il materiale con il quale è prodotta l’intera quantità di cibo che nutre il nostro pianeta.
Senza piante non ci sarebbe la vita, non dimentichiamolo mai!
Ma il ruolo delle radici non si ferma a questo; tramite il loro sviluppo forniscono un ancoraggio alla pianta, servono da accumulo e da organo di riserva; in molti casi rappresentano addirittura uno strumento di riproduzione. Insomma, le radici rappresentano un apparato nascosto incredibilmente complesso, indispensabile per la vita delle piante (e anche della nostra).
Studiare le radici non è semplice per diversi motivi: sono sottoterra, sono complesse le reazioni biochimiche e sono enormi, come dimostrò Dittmer, un botanico americano nel 1937; una singola pianta di segale consisteva di
13.815.672 ramificazioni, aveva una lunghezza totale di 622 chilometri, una superficie di 237 metri quadrati e peli radicali per 11.000 chilometri.
Alla luce di ciò, l’apparato radicale di un albero come la quercia o il castagno può raggiungere dimensioni davvero enormi; centinaia di migliaia di volte maggiori della segale; incredibile, non è vero?
Le radici, una vita pericolosa
Provate a immaginare la complessità di centinaia di miliardi di apici radicali, che interagiscono fra di loro, si accrescono, esplorano il suolo alla ricerca di elementi, acqua, evitano gli ostacoli, le aree pericolose, i predatori o i molti patogeni presenti nel terreno; le radici "sanno" stare alla larga dai pericoli, come se fossero intelligenti e infatti lo sono.
Darwin ne era affascinato
Assolvere a tutti questi compiti sarebbe praticamente impossibile senza poter contare su una qualche forma di intelligenza. Nel 1880 Charles Darwin, assistito da suo figlio Francis, pubblica un libro fondamentale per lo studio e la comprensione delle plante, intitolato "The power of movement in plants" in cui Darwin sostiene che "non è una esagerazione dire che la punta delle radici, avendo il potere di dirigere i movimenti delle parti adiacenti, agisce come il cervello di un animale inferiore; il cervello, essendo situato nella parte anteriore del corpo riceve impressioni dagli organi di senso e dinge i diversi movimenti della radice" .
La radice sa valutare gli stimoli e i pericoli
Durante i suoi esperimenti Darwin espose le radici a numerosi stimoli, quali, fra gli altri, la gravità, la luce, l’umidità, il tocco e si accorse che due o più stimoli applicati contemporaneamente potevano essere distinti dagli apici radicali e che la risposta a questi stimoli era tale da presupporre che la radice fosse in grado di distinguere fra i diversi stimoli e giudicare quale fosse più importante ai fini della sopravvivenza dell’intera pianta.
Darwin aveva ragione
Se le intuizioni di Darwin possono apparire azzardate, recentemente si sono ottenute prove sperimentali che confermano le intuizioni di Darwin; a più di cento anni dalla originaria geniale intuizione di Darwin, la presenza di una speciale zona
sensoria e di calcolo posta nell’apice radicale, è ormai un dato certo.
Perchè sotto terra?
Nel corso dell’evoluzione le piante hanno sviluppato i loro tessuti più preziosi negli apici radicali sepolti nella profondità della terra, e questo per tutta una serie di ottimi motivi; il suolo rappresenta un ambiente più stabile rispetto a quello atmosferico, sia in termini di temperatura che di umidità; è protetto dalla predazione animale, dall’ozono atmosferico così come dalla radiazione UV solare.
Alla luce di quando descritto le radici sono l’organo più importante della pianta, l’intero apparato radicale guida la pianta con una sorta di intelligenze collettiva o, meglio, di intelligenza distribuita su una larga superficie che, mentre cresce e si sviluppa, acquisisce anche informazioni importanti per la nutrizione e per la sopravvivenza della pianta.
Siamo ancora lontani dal comprendere appieno tutti i fantastici segreti delle radici, ma quello che è certo che sono il "cervello" delle piante, altro che un semplice sistema di ancoraggio!
Riferimenti:
Stefano Mancuso - Botanica Viaggio nell'universo vegetale