La storia dell'erboristeria, ovvero l'arte di curarsi con le erbe.

Un affascinante viaggio lungo 4000 anni di storia alla scoperta di come l'erboristeria abbia accompagnato e curato l'uomo attraversando epoche, luoghi e culture molto differenti.

Dal rinascimento ai tempi moderni

Finalmente entriamo nella farmacopea del Rinascimento e della storia moderna, a chiusura di un percorso durato più di 3000 anni.

L'arte erboristica è ora sufficientemente matura e piano piano assume connotazioni sempre più dichiaratamente scientifiche; gli aspetti "magici" ed un po' naif che per troppo tempo l'avevano caratterizzata, vengono un po' meno, nonostante ci sia sempre qualche nostalgico che resta, nonostante tutto, fedele al campo della magia e dell'esoterismo (anche ai giorni nostri).

Gli speziali sono ora colti e veri e propri medici, depositari di secoli di sapienza; un nome celeberrimo è quello di Paracelso, medico, speziale, scienziato, chiromante, astrologo, viaggiatore e ricercatore appassionato, che aveva appreso l’arte dell’erboristeria dal padre e aveva sperimentato in lunghi viaggi le proprietà officinali di molte piante.
Paracelso esercitò per molti anni l’arte medica a Basilea e, a differenza degli esperti del tempo che si affidavano alle semplici intuizioni se non addirittura al caso, sperimentò presso gli ammalati le proprietà delle erbe, collegando strettamente l’arte medica e l’arte farmacologica e impostando scientificamente la seconda non meno della prima.
Paracelso sperimentò su se stesso una discreta quantità di erbe, in particolare la belladonna (Atropa belladonna), l’oppio e lo stramonio (Datura stramonium), sostanze che finirono per ucciderlo, ma la scuola da lui fondata fece strada per merito dei suoi discepoli, che egli aveva accompagnato personalmente in lunghi anni di esperienza a raccogliere erbe e a conoscere i luoghi dove fiorivano e fruttificavano.

La teoria dei segni

Tra essi purtroppo però prevalse più l’aspetto fantasioso e cabalistico dell’erboristeria e della medicina che quello scientifico, sicché fiorirono, dalla fine del ’500 in avanti, le dottrine dei "segni" e la loro correlazione con le malattie.
Se ad esempio la noce assomiglia, sia pur vagamente, al cervello, con quel guscio che vagamente ricorda un cranio, la pellicola interna che richiama alla mente le meningi e i gherigli che altro non sono se non i vari lobi in cui è divisa la materia cerebrale, allora proprio per questi motivi la noce sarà un ottimo medicamento proprio per il cervello.
Se la fragola assomiglia alle escrescenze che genera la lebbra, essa sarà un ottimo antidoto per questa malattia, e così via; non c'è somiglianza tra organi umani e segni vegetali che non venga sfruttata a scopo terapeutico;
con queste premesse "scientifiche" possiamo facilmente immaginare i successi terapeutici.

Le indie occidentali e i viaggi oceanici

Con l’avvento dei viaggi oceanici e con la scoperta delle Indie Occidentali, altre piante medicinali arrivarono in Europa ed entrarono nei ricettari del tempo.
In Italia gli erboristi costituirono i primi Orti Botanici, tra cui furono famosi quello di Padova, dove Gabriele Falloppio, scienziato e medico di gran fama, coltivò quasi duemila piante e quello di Pisa dove operarono Andrea Cisalpino e Ulisse Aldrovandi.
Nell’orto di Pisa si coltivarono l’assenzio, l’aristolochia, il colchico e si sperimentò per la prima volta la coltivazione del tabacco, che entrò così ufficialmente in Italia.

Leonhart Fuchs
Leonhart Fuchs - "De Historia Stirpium commentarii insignes"

Tra i medici-botanici del tempo degno di nota sicuramente il tedesco Leonhart Fuchs che scrisse mirabili pubblicazioni ancora oggi veri e propri capolavori scientifici, quale il libro in latino "De Historia Stirpium commentarii insignes".
Nei secoli della scienza e dei lumi, l’erboristeria continuò la sua strada, ma accanto alla sperimentazione e alla ricerca scientifica, persisteva il ricorso alla superstizione e alla magia, come non fosse possibile prescindere dalla necessità di esorcizzare con sortilegi le forze del male.
Si prepararono medicamenti di grande successo, come il famoso "Balsamo Tranquillo", opera di un abate di nome Tranquillo nel monastero di St. Germain de Près.
Questa preparazione era richiestissima in tutta la Francia ed era considerato un ottimo rimedio contro i dolori artritici; evidentemente i più ignoravano che al papavero, al rosmarino, alla lavanda, alla salvia, all’issopo, al giusquiamo, alla menta, al tabacco, all’assenzio, al timo, al sambuco, bolliti tutti nell’olio, il fantasioso abate aggiungesse anche un rospo appena ucciso!

L'epoca delle pillole

Anche i preparati si evolvono da un punto di vista tecnologico; venne anche l’epoca delle pillole, che per la loro conformazione riscossero subito un grande successo; se ne confezionavano per tutte le necessità e per tutti gli usi, se ne parlava molto nei salotti sottovoce tra le damine incipriate e i cavalieri con parrucca; ce n’erano di purgative, fabbricate con agarico, mirra, olio di ricino, gomma arabica; di balsamiche, ancora con gomma arabica, benzoino, zafferano e polvere di millepiedi essiccati.

Linneo

Nel ’700 comparve finalmente sulla scena dell’erboristeria il grande Linneo, appassionato studioso di piante ed erborista, insegnante all’università di Upsala, prefetto del locale orto botanico.
Tuttavia neppure i suoi insegnamenti e la cura infinita con cui raccolse e classificò migliaia di piante andarono esenti dalla tendenza ad associare all’arte di curarsi con le erbe le fantasie scarsamente scientifiche e la superstizione; forse farà sorridere a molti, ma ancora oggi, specialmente presso le società contadine, l’usanza di curarsi con le erbe è accompagnata spesso da segni magici, dall’aggiunta ai medicamenti di elementi estranei al mondo vegetale, come le ragnatele e le lumache, dall’uso di particolari formule, tenute rigorosamente segrete, al momento della somministrazione di tisane e unguenti.

Valgano per tutti le usanze di mettere collane d’aglio attorno al collo dei neonati per scacciare i vermi intestinali, oppure le vecchie che "segnano" i bambini per eliminare i vermi intestinali, oggi sempre più rari grazie al miglioramento delle condizioni igieniche; oppure alla tradizione di raccogliere certe erbe, come l’Iperico, il mattino del giorno di S. Giovanni, dopo che la rugiada della notte ne ha inumidito le infiorescenze; oppure ancora di piantare ramoscelli di Maggiociondolo negli orti e nei giardini per tenere lontani i topi e le talpe; di combattere il morso della vipera negli animali con infusi di Aconito, pianta pur velenosissima, però ritenuta attiva per la somiglianza delle sue infiorescenze con la testa dei serpenti.

E pur tuttavia l’erboristeria impostata su basì scientifiche e perciò non solo empiriche, fornisce conferma alla validità delle molte intuizioni degli antichi sulle proprietà curative delle erbe e sta oggi ottenendo un deciso rilancio.
È un invito pressante al ritorno alla terra e ai suoi prodotti che ogni uomo avverte dentro di sé, trovandosi disarmato e spesso soccombente di fronte alla spietata civiltà dei consumi e all’ambiente che la sua imprevidenza e il progresso tecnologico hanno miseramente avvelenato.
Il bombardamento odierno della cultura "bio" ha fatto però passare un pericolosissimo messaggio, e cioè che tutto ciò che è naturale è automaticamente sano per definizione, e che curarsi con le erbe sia per lo meno innocuo; non è così come testimoniano secoli di storia e avvelenamenti in ogni epoca e cultura. Il principio attivo sia esso ottenuto dalla pianta oppure per sintesi sempre quello è e perlomeno da un punto di vista medico non ha alcuna differenza.
Le erbe curative assumono così il significato di ritorno alla felicità e alla bellezza primigenie, di antidoto psicologico al malessere che ognuno avverte al cospetto della malattia incombente, curata con farmaci di sintesi, assunti per ordine del medico, ma guardati a un tempo con sospetto o intimamente rifiutati; ma ritenere le piante e le pratiche erboristiche prive di effetti collaterali è un errore pericolosissimo che non va commesso.

La storia dell'erboristeria è in ultima analisi la storia dell'uomo, la storia dei suoi studi, delle sue credenze, dei suoi errori, ma anche dei suoi viaggi, dei suoi commerci e dei suoi tempi: ricordarlo sempre, quando si guarda una pianta, non potrà che giovarci.

Non perdere anche gli altri capitoli:

La storia dell'erboristeria capitolo 1: la mitologia

La storia dell'erboristeria capitolo 2: medici, scrittori e re

La storia dell'erboristeria capitolo 3: il medioevo, l'epoca d'oro

La storia dell'erboristeria capitolo 4: gli arabi

La storia dell'erboristeria capitolo 5: la scuola salernitana e le repubbliche marinare

La storia dell'erboristeria capitolo 6: dal rinascimento ai tempi moderni

 

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