La storia dell'erboristeria, ovvero l'arte di curarsi con le erbe.

Un affascinante viaggio lungo 4000 anni di storia alla scoperta di come l'erboristeria abbia accompagnato e curato l'uomo attraversando epoche, luoghi e culture molto differenti.

L’arte di curarsi con le erbe è antica quanto la comparsa dell’uomo sulla scena della storia.
Il cammino intrapreso dall'uomo assieme alle piante è stato molto saldo, e, soprattutto, molto lungo; parallelamente alla scoperta delle piante che offrivano cibo e alla possibilità di riprodurle con la pratica dell’agricoltura, l’uomo, appena uscito dalla caverna, scoprì e sperimentò le proprietà terapeutiche (o anche venefiche) di certe erbe, che ha quindi utilizzato per curarsi o per rendere più micidiali i primi strumenti di offesa e di difesa.
Sono molte a tal proposito le testimonianze che avvalorano queste ipotesi; dalle punte di armi rudimentali avvelenate, a resti di piante medicamentose rinvenute in contenitori.
Nelle mummie dei Glauci, antichi abitanti delle Canarie, sono state rinvenute tracce di vegetali assimilabili al Chenopodium, (Chenopodium album) pianta oggi considerata infestante, ma che nel secolo XVII fu importata in Europa dai missionari per le qualità aromatiche delle sue foglie, con cui si confezionavano tisane espettoranti, e con cui si curavano l’isteria e il ballo di S. Vito.
Semi di papavero furono trovati in abitazioni primitive lacustri dell’età della pietra, scoperte in Svizzera, e ancora oggi culture assai vicine per costumi e forme di vita ai primitivi, come i Negritos delle Filippine, i Veddah di Ceylon, al di là delle pratiche di magia, utilizzano molti elementi del mondo vegetale a scopo terapeutico.
Il famoso curaro, ottenuto per ebollizione delle foglie di specie contenenti stricnina (derivante dalla Strychnos toxifera), serviva (e serve tutt’oggi) presso le tribù amazzoniche, dell’Orinoco e della Guiana francese, per avvelenare le punte delle frecce e per poter uccidere le prede.

Le piante e la mitologia: una storia d'amore infinita

Achillea
L'achillea, una pianta legata a doppio filo con la mitologia

 

Quella di curarsi con le erbe è dunque un arte antica, e le testimoninanze sull'uso delle piante medicinali sono numerose e diffuse presso tutte le civiltà antiche. La mitologia è stata fonte d'ispirazione per l'erboristeria e gli aneddoti sono praticamente infinite, ma anche l'erboristeria ha avuto "ripercussioni" sulla mitologia, a volte anche inaspettatamente.
Le proprietà narcotiche del papavero sono già note fin dalle origini della civiltà egizia, da dove si trasmettono ai Greci e poi ai Romani, che utilizzano la pianta per la produzione del lattice da cui ricavano l’oppio; non a caso la pianta è dedicata a Morfeo, dio del sonno.

L'achillea è un'altra pianta molto conosciuta fin dai tempi antichi; tradizione vuole che Achille l'abbia utilizzata per curare le ferite dei compagni impegnati nell’accerchiamento di Troia.
Da Achille passiamo al Centauro Chirone, che ebbe come allievo il Pelide e a lui insegnò appunto, tra le diverse arti, anche quella dell’erboristeria; da lui prende nome una pianticella, la Centaurea, che il mitico personaggio usò per curare la ferita inflittagli da una freccia avvelenata, o, secondo altri, per guarire Ercole, colpito a un piede.
La specie di questo fiore legata al favoloso eroe delle mitologia e della leggenda greca, sarebbe la Centaurium erythraea , detta volgarmente, come a rafforzare l’idea, Erba Chironia, ma sembra che anche altre specie della famiglia delle Asteracee, le Centauree (es. C. cyanus) derivassero il loro nome da questa leggenda.

A ricercare tra i nomi delle piante entrate nella leggenda fin dalla remota antichità per le loro doti benefiche o malefiche, si troverebbero molti spunti.
La maga Medea ad esempio fu abile manipolatrice di veleni estratti dalle erbe. Le Lisimachie devono il nome a Lisimaco, re della Tracia e medico, che usò per primo queste pianticelle, anche se non è noto per curare quali malattie.
La fama delle proprietà officinali di queste piante, che in una specie ha foglie particolarmente tondeggianti simili a monete, da cui il nome di "Nummularia" (dal latino "nummus") e di "Erba quattrina", assai diffusa nel Medioevo, quando l’erba fu considerata una sorta di panacea per tutti i mali e adatta ad allontanare malattie, dall’idropisia alla tubercolosi, e anche un consistente numero di insetti tra i più molesti.

Infine le Artemisie, piante sacre ad Artemide, dea lunare, protettrice dei boschi, delle acque limpide, della caccia e delle fanciulle vergini. C’è però un secondo personaggio che potrebbe aver dato nome a queste piante: la regina di Caria, Artemisia, che per prima avrebbe usato i fiori per curare i dolori della sfera femminile.
La regina Artemisia è passata alla storia non solo per le sue capacità nel manipolare le erbe salutari, ma come fulgido esempio di amore coniugale e al suo nome è legata la voce "mausoleo". Di lei si narra infatti che non riuscì a sopravvivere per troppo amore alla morte dell’amatissimo marito Mausolo, al quale aveva eretto un grandioso monumento funebre ad Alicarnasso; parlando delle Artemisie, una specie, l’Assenzio (Artemisia absynthium), pianta dal sapore amaro, assunse dal Medioevo in avanti il significato di erba che procura una tristezza simile alla morte e che con un’altra Artemisia, il Genepì, si produce l'omonimo profumato liquore valdostano.
Concludendo il filone "mitologico", contrariamente a quanto si crede, Narciso il bel giovane vanesio, che, contemplando la sua immagine nelle acque calme di un laghetto, se ne innamorò a tal punto da affogarsi per prenderla, non avrebbe dato il nome all’omonimo grazioso fiore, così diffuso in specie diverse sui monti liguri.
Secondo Plinio, infatti, l’intenso profumo del Narciso (Narcissus poeticus) provocherebbe una sorta di ubriacatura (narcké) amorosa, da cui il nome; curiosamente però il linguaggio dei fiori ha restituito al Narciso facendo rientrare dalla finestra ciò che era stato cacciato dalla porta, il senso di "amore di se stesso", riportando al giovane la paternità del nome.

Leggende, miti o se si preferisce favole, ma avendo la pazienza di ricercare qua e là tra i dizionari e i repertori delle piante medicamentose, l'elenco potrebbe allungarsi praticamente a dismisura.

Non perdere anche gli altri capitoli:

La storia dell'erboristeria capitolo 1: la mitologia

La storia dell'erboristeria capitolo 2: medici, scrittori e re

La storia dell'erboristeria capitolo 3: il medioevo, l'epoca d'oro

La storia dell'erboristeria capitolo 4: gli arabi

La storia dell'erboristeria capitolo 5: la scuola salernitana e le repubbliche marinare

La storia dell'erboristeria capitolo 6: dal rinascimento ai tempi moderni

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